mercoledì 16 dicembre 2009

Mobili e sistemi di arredo


Da sempre negli uffici a stanze l'arredo è intervenuto marginalmente alla definizione della privacy: in genere solo lo srittoio è capace di suggerire un territorio privato dalla parte dei cassetti, ed un territorio per gli ospiti dall'altra: se si pensa all'arreda nel suo insieme, più che altroè il lay-out di una stanza a suggerire se c'è in essa un angolo privato o un'area d'uso publico o collettivo. Negli  open-space le pareti dell'ambiente sono lontane fra di loro, ed i pavimenti sono nascosti sotto un'enorme quantità di arredi: sia la percezione dello spazio, che la sensazione di privacy, per tradizione concretizzate con elementi di tipo architettonico, negli open-space sono realizzate mediante elementi di sistemi di arredo. Per questa ragione negli ultimi 20 annil'arredo si è trasformato sempre più in un sistema d' architettura degli interni dove i divisori, integrati alle superfici di lavoroed all'archivio, separanoed articolano gli spazi, creanorecinti ed anse, riducono la trasparenza e l'esposizione visiva, creano nuove modalità di privacy in un ambiente publico.
Quando poi l'arredo è divenutoanche un sistema per risolvere problemi impiantistici e tecnologici, il suo spessore, le sue camere d'aria interne ed il suo rivestimento fonoassorbente lo rende capace di contribuireanche alla realizzazione della privacy acustica.
Negli uffici a spazi aperti la fonte sonora può essere schermata da un divisorio fonoassorbente la cui altezza varia tra 150 e 200 cm; tali tipi di divisori creano una specie d'ombra sonora, di ampiezza limitata, il cui abbattimento varia da5 a 10 dB. Questa ombra sonora è un utile contributo alla
privacy acustica, ma comunque marginale rispetto a quello realizzato mediante pavimenti, pareti e soffitti:negli open-space queste tre superficidovrebbero essere semprerivestite con materiali dotati di un buon coefficiente di assorbimento acustico (0,4-0,8).